Hacker

L'esponenziale crescita della rete ha cambiato l'identità della società evoluta o per lo meno quella "informatizzata". Un incredibile mole di dati circola sulle autostrade dell'informazione, dati privati, transazioni economiche e altro ancora. Se nel mito popolare esisteva l'uomo nero oggi viene utilizzato non appropriatamente un nuovo termine per descrivere qualcuno che attenta ai diritti altrui: hacker. L'inizio della cultura hacker si può datare all'anno 1961, lo stesso anno in cui il MIT acquistò il primo calcolatore PDP-1. In questo contesto universitario il termine fu subito adottato dagli studenti del Tech Model Railroad Club, un gruppo di persone che si divertiva a costruire automatismi per gestire il traffico ferroviario per modellini di treni. Lo stesso club divenne in seguito il principale nucleo del laboratorio di Intelligenza Artificiale del MIT, gruppo di sviluppo delle principali tecnologie moderne informatiche. Con lo sviluppo della rete di comunicazione ARPAnet, il gergo hacker (jargon) si diffuse nelle principali Università collegate. La terminologia utilizzata fu raccolta in un file da Raphael Finkel presso l'università di Stanford nel 1975, il famoso "Jargon File": Hacker è una persona che si diverte esplorando i dettagli nella programmazione di sistemi e cerca la modalità per ottenere il massimo delle prestazioni. Qualcuno che programma con entusiasmo (spesso ossessivamente) o si diverte programmando ancor prima che teorizzare sulla programmazione. Una persona capace di apprezzare. Una persona capace di programmare rapidamente. Una persona esperta nell'utilizzo di un dato programma. Una persona esperta o entusiasta per ogni ambito, anche l'astronomia. Caratteristica comune per quelle persone che definiamo hacker è il raggiungimento di un obiettivo nel minor tempo possibile, una rivisitazione in chiave moderna di "il principio giustifica il mezzo" di Machiavelli. Esiste anche una connotazione negativa del termine legata a fattori di criminalità informatica e viene espressamente indicata con il termine cracker. I media spesso confondono le due definizioni e utilizzano hacker con carattere negativo. Ulteriore neologismo che si integra con i termini citati è phreaker, colui che compie cracking sulla rete telefonica. Linus Torvalds, il creatore di Linux, ha sempre definito il proprio sistema come ”un sistema operativo per hackers scritto da un hacker”. Compiere azioni di hacking verso software vuol dire testarne le capacità di sicurezza e stabilità onde evitare problemi o disservizi degli stessi. Linux e il software libero in generale non sarebbero quelli che sono se non avessero avuto l’apporto e la creatività degli hackers della Free Software Foundation di Stallman e dei cosidetti battitori liberi, studenti e sviluppatori che portano la propria esperienza e il proprio tempo verso il free software circoscrivendo con grande rapidità il concetto di qualità totale o evoluzione nell’accezzione scientifica. L’hacking deve essere un fattore culturale presente nella vita reale di una comunità informatizzata dove l’individuo è rappresentato sempre più da una collezione di informazioni e la tutela di queste ultime decreta la privacy dello stesso. Come ogni comunità sociale che si forma, anche le comunità virtuali hanno una propria regolamentazione dei comportamenti: la Netiquette.

Per saperne di più consulta i seguenti approfondimenti:

La storia degli hackers

L'etica degli hackers

Chi sono gli hackers?

Il termine hacker























































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