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Il viaggio riprende in direzione delle tre oasi di montagna, nei pressi di Tozeur. Il paesaggio lungo il tragitto è al quanto irreale: da coltivazioni di oliveti ad alte montagne di roccia e sabbia. Le tre oasi di insediamento berbero si trovano sulle aspre pendici della catena del Jebel en-Negeb, molto vicine tra loro e nei pressi del confine algerino. I tre villaggi esistevano già in epoca numida e facevano parte della linea difensiva nota come Limen Tripolitanus, sviluppata dai Romani per tenere sotto controllo le scorrerie delle tribù del Sahara. Gli insediamenti storici sono stati abbandonati definitivamente nel 1969 a seguito di 22 giorni di pioggia torrenziale che trasformarono in fango le case dai muri di terra e costrinsero gli abitanti a trasferirsi più a valle, trasformando gli insediamenti originari in villaggi "fantasma" estremamente affascinanti. Dopo numerose curve ci fermiamo a Mides: un’oasi bellissima, con molte palme da dattero. Sorge ad una altitudine di circa 800 metri, é la più elevata delle tre oasi di montagna, in quanto situata quasi in vetta al Djebl Brikiss a circa 1 Km dal confine algerino. Possiede un palmeto piccolo ma rigogliosissimo. L'oasi è circondata sui tre lati da profondi burroni e verso sud si apre in un canyon, nel quale verosimilmente scorreva periodicamente un torrente, ma attualmente quasi completamente inattivato dal recente sollevamento tettonico. Sulle sue pareti rossicce e a strapiombo, si scorgono le tracce di una intensa erosione eolica che ha formato le caratteristiche scallops.
Quasi a picco sul canyon sorgono ancora i resti dell'antica Midès, abbandonata dopo il terremoto del 1885 e ricostruita più in basso. Mides è divenuta famosa anche grazie a qualche scena del film "Il paziente inglese". La seconda Oasi che ci apprestiamo a visitare è Tamerza che é considerata la capitale delle oasi di montagna, in quanto più grande e con maggiore possibilità di espansione. Anch'essa ha origini romane con il nome di Ad Turres e trae le proprie risorse idriche da una sorgente posta presso il vecchio villaggio che alimenta un palmeto famoso per i datteri più buoni di tutta la Tunisia. Piccole fonti di acqua emergono dalla montagna e si versano in un piccolo canyon formando delle suggestive cascate. Qui ci si può liberare della fatica del viaggio e ci si può prendere la libertà di immergere i piedi e camminare lungo il fiume in questa acqua rinfrescante. Dei ragazzi del posto si esibiscono per noi in tuffi improbabili da altezze pericolose. Da non imitare. Rinfrescati proseguiamo sino alla terza oasi, Chebica, situata in una stretta e profonda gola nasconde un paesaggio meraviglioso e fiabesco. Tra le montagne rocciose color sabbia spuntano all'improvviso un insieme di palme che portano attraverso dei piccoli e tortuosi sentieri ad un cascata di acqua che forma dei piccoli laghetti. L'antico nome romano di Chebika, Speculum, deriva dalla presenza in questo avamposto di enormi specchi che servivano come rudimentale anche se efficace mezzo di comunicazione con le guarnigioni più lontane per avvertirle di attacchi da parte delle tribù vicine. La giornata è quasi al termine, il cielo comincia a imbrunire, è ora di riprendere il viaggio verso Tozeur dove passeremo la notte. Lungo il tragitto, nel deserto, non resistiamo e ci concediamo una sosta per ammirare lo spettacolo del tramonto. Arriviamo all’hotel Ramla giusto per cena e per concederci un bagno serale in piscina. Il giorno seguente sveglia alle cinque di mattina, per vivere uni dei momenti più belli del viaggio, l’alba nel deserto. Su piste di sabbia, in mezzo alle dune raggiungiamo il sito nel deserto dove è stato abbandonato il set del film “Star Wars, La minaccia fantasma”. Per i turisti hanno lasciato intatto il villaggio dove viveva un piccolo bambino dai poteri smisurati, un certo Anakin Skywalker.
Dopo una breve visita a quello che rimane del set televisivo, ci arrampichiamo su di una duna per goderci incantati lo spettacolo dell’alba. Davvero indimenticabile. Soddisfatti e contenti ritorniamo a Tozeur dove ci aspetta una divertente vista dell’oasi a bordo di un colorato e tipico calesse trainato da un cavallo. Nel bel mezzo del rigoglioso palmento assistiamo anche alla dimostrazione della raccolta di frutti grazie ad un’abile contadino, pronto ad arrampicarsi a mani nude in cima ad un palma in cambio di una piccola mancia. La visita ai palmeti di Tozeur è davvero incantevole, con il mormorio dell'acqua, la luce del sole rotta dalle foglie di palma e l'abbondanza di frutti e fiori che cresce all'ombra protettiva delle palme. Poco distante dal palmeto visitiamo un piccolo zoo, dove poter ammirare i tipici animali del Sahara. Ci sono i simpaticissimi fennec, volpini del deserto dalle orecchie molto grandi, dromedari che bevono la coca-cola dalla bottiglia, sciacalli, serpenti, iguane e scorpioni. Il custode dello zoo è davvero strano ma simpatico.
Lasciata l’oasi, a bordo dei fedeli fuoristrada, ci dirigiamo verso la città. Tozeur nasce da un luogo di sosta obbligato per le carovane che attraversavano il Nord Africa seguendo la strada delle oasi, cariche di spezie, di stoffe e di datteri. Sotto il sole cocente visitiamo il centro storico. La parte vecchia è molto bella e caratteristica con palazzi dalle alte facciate caratterizzate da mattoni chiari che formano delle trame in rilievo. Ci addentriamo nelle viuzze dalle pareti ocra, accompagnati da simpatici bambini in cerca di qualche spicciolo, caramelle e regali. Qui le donne portano lunghi abiti neri e, secondo un'antica tradizione, non vogliono essere fotografate poiché si ruberebbe loro l’anima. In centro si trova il museo Dar Cherait, sicuramente il più interessante di tutto il Sud del paese, e anche il primo museo privato di Tunisia, appartenente al sindaco di Tozeur. I muri piuttosto austeri in mattoni chiari celano la ricostruzione di un palazzo borghese tipico del Nord della Tunisia. Al suo interno si può ammirare una collezione di oggetti d'arte risalente ad un periodo che va dal XVII sec. al XX sec., provenienti dalla Tunisia e dalle principali regioni dell'impero Ottomano (Turchia, Siria). Molto interessante la straordinaria collezione di costumi e di bellissimi oggetti tradizionali. Terminata la visita di Tozuer, nel primo pomeriggio, ripartiamo in direzione Douz, attraverso il deserto di sale Chott El Jerid. Quest’ultimo è un'enorme distesa di sale situato a sud della Tunisia. Si tratta di una forte depressione che si estende da Hèzoua a ovest fino a Kebili a est per 120 km tutta coperta di sale. Un'unica strada lo percorre e va da Tozeur a Kebili. Gli elementi più importanti di questa regione sono il sole, una costante, e il sale che rendono questo posto magico e affascinante. In estate il lago è una vera e propria distesa di sale così densa da sembrare di ghiaccio. Quando soffia lo scirocco, in questa zona è molto frequente, la commistione di aria calda porta ad avere fenomeni di miraggio. Capita spesso che in questa particolare situazione si possano vedere all'orizzonte gruppi di case o capanne che in realtà non sono presenti o sono il riflesso di costruzioni che sono a parecchi km di distanza.
Sostiamo nel mezzo del deserto, ma il grande caldo e il vento secco e salato, ci convincono a non allontanarci troppo dalla strada principale. Il clima è talmente torrido che sembra di soffocare e disidratarsi già dopo pochi minuti. Accaldati riprendiamo il viaggio per arrivare nel tardo pomeriggio a Douz. Siamo molto stanchi, è stata una giornata intensa ma manca la ciliegina sulla torta: la passeggiata a dorso di dromedario tra le dune del Sahara, al tramonto. Indimenticabile il colore del cielo infiammato da una palla rossa di fuoco ad illuminare la vastità del deserto, l’infinito perdersi all’orizzonte delle dune, il continuo e goffo moto perpetuo dei dromedari come a volerci cullare, carovane di nomadi perdersi nell’orizzonte tra le sfumature del crepuscolo. Assolutamente da non perdere. Una giornata vissuta dall’alba al tramonto, ma ancora non siamo stanchi e dopo cena ci concediamo una serata in compagnia in un tipico e arabeggiante locale nei pressi del nostro albergo. Tra le tante belle e nuove esperienze che potrete vivere durante un viaggio in Tunisia, una delle più suggestive sarà sicuramente quella di sedersi intorno ad un tavolo con i propri compagni di viaggio, bere del the alla menta e rilassarsi piacevolmente fumando il narghilè. Il narghilè, conosciuto anche come shisa da queste parti, è uno dei più comuni ed interessanti passatempi del mondo arabo. Si compone di 3 parti: un’ampolla di vetro alla base, riempita d’acqua, la parte alta con il braciere per tabacco e carbone e il tubo attraverso cui passa il fumo. Il tabacco viene mescolato a delle melasse al sapore di frutta e fumato in una pipa ad acqua. Il piacere di questa fumata deriva dal suo singolare sapore e dal piacevole senso di relax che ne consegue. Il tabacco aromatico più comune è quello alla mela e pur non essendo un fumatore devo ammettere che non è male. L’usanza prevede il passaggio della pipa da persona a persona quando si fuma, tradizione utile a rendere ancora più intima l’amicizia con le guide locali. Tra una fumata e l’altra, inebriati dai fumi alla mela, abbiamo ascoltato aneddoti, idee e tradizioni del mondo tunisino. Soddisfatti per la piacevole serata ci ritiriamo nelle nostro stanze per una sana e meritata dormita. L’indomani iniziamo la giornata visitando Douz, la città conosciuta come "la porta del Sahara" ospitata da quella che anticamente era l'oasi più importante della zona. Fino ad epoche recenti è stata un'importante sosta per le carovane negli spostamenti tra il Sahara e la Tunisia settentrionale, attualmente è la meta preferita da molti turisti che intendono visitare le dune sabbiose dell'Erg Sahariano. Ospita uno dei mercati più caratteristici del paese dove quotidianamente si vendono animali: asini pecore, mucche, polli e dromedari.
Dopo una breve visita al mercato e al centro cittadino ripartiamo verso l’ignoto. La nostra prossima tappa è in mezzo al deserto: l’oasi di Ksar Ghilane. Non vi sono strade per raggiungerlo, ne alberghi dove sostare comodamente. E’ infatti giunto il giorno della temuta notte in tenda, nel deserto. Le piste per arrivare all’oasi sono a dir poco tortuose e i nostri autisti contribuiscono notevolmente a rendere il viaggio ancora più adrenalinico. Dopo un paio d’ore, di sali e scendi, sgommate, salti e sbandate, raggiungiamo sani e salvi la minuscola oasi dove passeremo la notte. Si pernotta in un accampamento posto nei pressi di una piscina naturale di acqua termale. Si alloggia nelle grandi e basse tende usate da tempi immemorabili dai beduini nomadi. I servizi, in muratura, sono molto semplici, la cena è cucinata sulle braci, ma i disagi sono ben ripagati dall'emozione della magica notte sahariana sotto le stelle. Prima di cena ci godiamo il tramonto dall’alto di una duna, osservando incantati le sagome dei beduini a cammello perdersi nei colori del cielo rosato e nell’infinito rincorrersi delle dune. Nel silenzio del Sahara, le urla in arabo dei beduini suonano come una melodia esotica che perfettamente si coniuga all’immagine del deserto che rimarrà per sempre stampata nei nostri occhi. Dopocena, insieme alle guide ed a qualche ragazzo del posto, muniti di torce ci allontaniamo dall’accampamento, e dopo aver danzato intorno ad un falò, fumato la shisa, scherzato e chiacchierato ci siamo abbandonati allo spettacolo del cielo stellato nel deserto.
La notte scorre tranquilla e serena e poco dopo l’alba, dopo un bagno caldo nelle acque termali dell’oasi, eccoci di nuovo pronti per riprendere il viaggio. Prossima tappa, Chenini, un villaggio troglodita berbero situato su un altipiano vicino al moderno villaggio con lo stesso nome. Chenini era un granaio fortificato, detto ksar (plurale ksour). Come gli altri ksour creati dalle comunità Berbera Nordafricana, Chenini è costruita tra due picchi montuosi, per ripararla dalle incursioni. Le strutture più antiche sul lato della collina risalgono al XII secolo; alcune costruzioni sono ancor oggi usate per il grano per gli abitanti della valle sottostante. Ci addentriamo nelle viuzze del paese sino a raggiungere la Moschea dei Sette Dormienti e il cimitero berbero. La moschea è dedicata a sette cristiani di Efeso, martirizzati proprio in questo sito e divenuti santi dell'Islam e protagonisti di molti racconti islamici. I sette dormienti sono ricordati anche nel Corano.
Proseguiamo il viaggio visitando un altro ksar nei pressi di Tataouine. La storia della città di Tataouine è recente, fu fondata dai Francesi alla fine dell'800 e quindi non offre molto dal punto di vista storico ed architettonico. Però è un ottimo punto di partenza per andare a vistare i celebri Ksar di cui visitiamo quello di Megabla. In questi siti sono state girate parecchie scende dell'epopea di Guerre Stellari, e lo stesso George Lukas, il regista di Star Wars, scelse non a caso il nome di Tatooine per chiamare il pianeta del protagonista Luke Skywalker, inglesizzando il nome francese della città! Poco distante, nei pressi di Matmata visitiamo una casa berbera sotterranea detta casa troglodita. Queste abitazioni sono scavate nel terreno, all'interno delle colline e formate da un cortile a cielo aperto, simile ad un cratere profondo, dal quale si accede attraverso una galleria dal fianco della collina. Dal cortile a cielo aperto, che ha anche la funzione di raccogliere la rara acqua piovana, si dislocano i vari ambienti delle abitazioni, scavati come degli angusti cunicoli. Questo tipo di architettura troglodita ha la funzione di mantenere temperata l'abitazione, poiché le temperature in questa zona sfiorano frequentemente i 45°C durante il periodo estivo, scendendo a livelli europei durante l'inverno.
Il paesaggio tutto intorno è lunare, un deserto di roccia apparentemente cosparso di crateri. Durante la visita turistiche vengono allestiti piccoli punti di ristoro tipici del luogo con cuscini colorati e tè alla menta. Le abitazioni sono arredate con un mobilio tipico del posto, piccoli letti, imbiancate di un bianco accecante, cosparse di cuscini e tendaggi, stoffe e tappeti multicolori. Casse di legno a terra per contenere oggetti e brocche per l'acqua. Il tutto è una meta turistica obbligata e nel villaggio sono ben organizzati seppur cercando di mantenere tutto come in origine. Trascorriamo la notte a Matmata, all’Hotel KSAR AMAZIGH, carino ma sicuramente non all’altezza degli alberghi delle altre notti. L’indomani ci apprestiamo a vivere l’ultimo giorno di tour. Di buona mattina, partiamo alla volta di Gabes, una città recente, che non reca traccia di una medina antica , a parte il piccolo sobborgo di Jarah, nel palmeto a nord. Entrando in città imboccando la strada principale si raggiunge in breve la grande costruzione della Moschea Nuova, iniziata nel 1995. Proprio di fronte alla Moschea si apre la zona del mercato, ormai invasa dai banchetti dei venditori di souvenir per turisti. All’interno dell’area, nella zona più interna, si trova il mercato all’ingrosso delle spezie, molto interessante. Potrete assistere alla vendita di quintali di henne, peperoncini, aglio ed altre spezie. Anche il souk per turisti può rivelarsi un buon luogo dove fare ottimi acquisti, specialmente per quanto riguarda le ceramiche, molto raffinate e poco dispendiose, e i cesti in fibre vegetali intrecciate e i gioielli.
Riprendiamo il viaggio e passando per la caotica e trafficata Sfax, la seconda città della Tunisia per numero di abitanti, raggiungiamo El Jem località nota per il suo anfiteatro romano. Terzo del mondo romano per dimensioni, dopo quello di Roma e Capua, l'anfiteatro romano di El Jem è il monumento più imponente nella terra d'Africa. Archi, scalinate, contrafforti battenti, camere sotterranee fanno un edificio di grande complessità. Potrebbe contenere ben trenta mila spettatori. L'anfiteatro ha una forma ellittica. Misura 149 m di lunghezza, 124 m di larghezza e 36 m di altezza e si sviluppa su tre piani. L'arena è lunga ben 65 metri. L'aspetto del maestoso anfiteatro non nasconde il grande interesse del Museo e il vasto campo scavi. Questi ultimi hanno riportato alla luce ville romane e mosaici alcuni rimasti in loco e altri, invece portati al Museo di El Jem. La città romana di Thysdrus, sulle quali spoglie sorge El Jem, venne realizzata su un insediamento cartaginese pre-esistente e conobbe un periodo di grande prosperità sotto l'imperatore Adriano tra il 117 ed 138 d.C.., quando fu un grande centro di commercio di olio di oliva. Ai tempi di Giulio Cesare, non era che una borgata. Ma in due secoli, Thysdrus divenne una delle più ricche località della provincia. Nessuna iscrizione ci ha lasciato il nome di chi fece costruire l’anfiteatro, ma l'ipotesi più verosimile ne attribuisce la costruzione al proconsole d'Africa, nel 238 d.C., l'effimero imperatore Gordiano I, fastoso mecenate e grande fautore dei giochi nell'arena, che fu proclamato imperatore proprio in questa città.
Terminata la visita dell’anfiteatro ripartiamo in direzione Port El Kantaoui dove terminerà il nostro tour e inizierà la settimana di realx, sole e mare. E’ stato un tour molto impegnativo e stancante, ma sicuramente ricco di cultura, fascino, storia e di paesaggi indimenticabili.
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