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L'accesso al Po e, attraverso il grande fiume, al mare Adriatico era di vitale importanza per città come Milano che già poteva vantare un netto predominio sui traffici verso il nord, dato il controllo dei passi alpini. Ma a tale naturale tendenza,si opponevano tutti quei comuni che sul commercio fluviale avevano costruito la propria fortuna e che si sforzavano con ogni mezzo di mantenere i privilegi e le posizioni acquisite, tanto più importanti nel momento della rinascita economica e commerciale dell'XI secolo. Crema rappresentò quindi, per Milano, un notevole punto di forza, una testa di ponte nell'ambito della complessa rete territoriale creata dal Comune di Cremona a protezione dei propri privilegi commerciali e della propria autonomia. A causa di ciò, la città venne assediata (1159 - 1160) e distrutta da un terribile incendio. Il 7 marzo 1162 l'imperatore Federico di Hohenstaufen, detto il Barbarossa, emanò, da Lodi, un decreto con il quale venne fatto solenne divieto di ricostruire le fortezze cremasche. In seguito alla pace di Costanza (1183), a cui fece seguito un consolidamento della leadership di Milano nell'ambito del movimento comunale il giorno 11 febbraio del 1185, tale decreto venne annullato e la città venne ricostruita e potè di nuovo fregiarsi del titolo di "castrum". La progressiva crisi delle istituzioni comunale interessò anche Crema, tant'è che nel XIII e XIV secolo la città fu teatro di lotte fra fazioni guelfe e ghibelline. Ben più rilevanti delle lotte furono, in quegli anni, le imponenti opere pubbliche che vennero realizzate: una capillare rete di canali irrigui, lo sfruttamento delle risorgive (i famosi fontanili), la costruzione di mulini ed altre strutture produttive azionate dall'acqua, l'abbattimento delle boscaglie intorno alla città per ricavare terreno coltivabile. L'insieme di queste circostanze dà luogo ad un accumulo di ricchezze senza precedenti e permette la progettazione e la realizzazione di opere pubbliche altrimenti impossibili. Sicuramente si operò in campo difensivo: fossati, terrapieni (terragli), torri, porte, il castello di porta Serio, la ripartizione amministrativa della città in quartieri (quadre o porte). AI XIII secolo risalgono le prime notizie circa lo Statuto comunale (di cui però non ci è pervenuta nessuna copia, né è stata tramandata alcuna disposizione!), mentre al XIV secolo risalgono le disposizioni relative alla manutenzione delle strade e dei ponti e quelle relative alla gestione e all'amministrazione delle principali roggie di pertinenza comunale. Ancora al periodo in esame vanno riportate la ricostruzione del Duomo (1284-1341), e la costruzione della torre del palazzo pretorio (1286), i due maggiori e più significativi monumenti rimastici dell'intero periodo medievale. Purtroppo l'autonomia comunale cessò nel 1335 quando Azzone Visconti costrinse alla resa Crema, all'epoca soggetta alla signoria della Chiesa. I visconti terranno Crema fino alla fine del secolo e nel 1403 la Signoria passò, per breve tempo, alla famiglia dei Benzoni (Bartolomeo e Paolo dal 1403 al 1405, Giorgio, loro nipote, dal 1405 al 1423). Caduto il Benzoni, nel 1423, la Signoria tornò definitivamente a Milano, per poi staccarsi nel 1449 (16 settembre), quando Crema entrerà a far parte dei possedimenti di terraferma della Serenissima Repubblica di Venezia. Inizia il cosi un lungo periodo di pace e di relativa tranquillità. Il governo della Serenissima durerà, salvo una breve interruzione di tre anni (1509-1512) per ben oltre tre secoli, sino alla definitiva caduta della Repubblica (27 marzo 1797). Si apre con l'arrivo di Venezia una fase veramente nuova per la città. L'essere provincia di confine del settore occidentale dei domini di terraferma le ottenne un trattamento privilegiato capace di assicurarle un buon grado di autonomia amministrativa, senza dubbio superiore a quello delle città dello Stato di Milano.
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