Tutta l'attività in corso nel mondo Ethernet si è focalizzata in questi ultimi anni sul sistema di cablaggio che impiega il doppino detto Ethernet 10Base-T. Agli inizi nessuno credeva che avrebbe funzionato davvero e che sarebbe stato possibile trasferire 10 Mbit per secondo su un filo dello stesso tipo di quelli usati per il telefono, su lunghezze sufficienti da creare una rete locale. Furono due inventori, sempre del PARC di Xerox, a scoprire che in effetti era possibile trasmettere fino a 100 metri con senza eccessiva attenuazione di segnale. Bastava avere un buon ripetitore al termine di quei 100 metri per ripristinare la codifica di Manchester nella stessa forma in cui era partita dalla scheda della stazione di lavoro e spedirla, sempre via doppino, a tutte le altre stazioni.
L'impianto elettrico di una rete 10Base-T è identico a quello di qualsiasi altra rete Ethernet su rame: esiste un solo percorso comune a tutte le stazioni di lavoro e tutto quello che viene trasmesso da una di queste viene automaticamente ascoltato da tutte le altre. La topologia elettrica è a bus mentre la topologia fisica è a stella. Questo significa che nel deporre i cavi all'interno dell'edificio si segue un impianto stellare: tutte le connessioni di un certo gruppo confluiscono in un singolo punto dove vengono collegate a un concentratore (hub). Il vantaggio di portare tutte le connessioni verso un singolo punto, oltre all'economicità del doppino, comporta due vantaggi importanti: è possibile allestire in anticipo diverse prese in punti uniformemente distribuiti nel locale, senza doverle attivare tutte immediatamente (basta non collegare al concentratore quei rami che sono temporaneamente inattivi); inoltre qualsiasi ramo difettoso viene automaticamente escluso senza influire sul funzionamento del resto della rete. Per inserire una macchina in rete è sufficiente disporre di una porta libera nel concentratore e tirare un cavo che unisca quest'ultimo alla workstation. Il cavo in questo caso è un doppino ritorto non schermato (utp - Unshielded Twisted Pair) dello stesso tipo usato negli impianti telefonici americani. Per le reti 10Base-T basta che il doppino abbia due coppie: una per trasmettere e una per ricevere. Di solito, però, il cablaggio viene realizzato con un doppino a otto fili (quattro coppie) così da poterlo usare per qualsiasi genere di applicazione. Qualunque sia la categoria di doppino utilizzata e il numero di coppie, l'utente si troverà sempre con un filo di varia lunghezza ai cui due estremi è montato uno spinotto in plastica che assomiglia alle minuscole spine a incastro usate per i telefoni (spinotto in plastica RJ45), pur essendo largo il doppio visto che ci devono stare fino a otto fili.
Uno dei due spinotti va inserito a mano libera direttamente nella scheda di rete (c'è la presa sul retro) l'altro finisce direttamente nell'hub. Il segnale parte dalla stazione di lavoro e viaggia sul doppino non schermato perdendo intensità ogni metro che passa. Arriva all'hub che, grazie alle funzioni interne di ripetitore, lo riamplifica e lo ritrasmette a tutte le altre stazioni di lavoro usando segmenti di doppino dello stesso tipo. Il concentratore deve naturalmente essere alimentato e una volta acceso è pronto ad accettare la connessione su tutte le porte di cui dispone, senza bisogno di nessuna configurazione. Gli hub in commercio vanno da un minimo di 4 porte (quelli molto economici) a 8, 12, 16, 32 e 48 porte.
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